Rino Goes to Genova

Suggestivo inizio di anno per i Rinoceronti Rugby. Dopo una pausa invernale cosi lunga che neanche nel Campionato russo del 1917, sabato 13 Gennaio una selezione di Rinoceronti sopravvissuti a cenoni di ogni sorta proverà ad affrontare il solito sobrio viaggio in bus per presentarsi nello storico impianto di Genova, il leggendario Stadio Carlini-Bollesan.

Ad aspettare i reduci da settimane di inattività, pigrizia e panettoni saranno i padroni di casa de I Cavalieri di San Giorgio di Genova e i Barberans Alessandria, già avversari nel campionato CRONO.

I Rino scenderanno per la prima volta nella loro storia in un impianto cosi’ importante: inaugurato nel 1927, anno di nascita anche del capitano dei Rinoceronti, Renzo (ancora una volta a guidare la compagine torinese) con 5.700 posti a sedere è anche conosciuto come lo Stadio della Nafta e dal 2021 è co-intitolato ad uno dei più grandi giocatori italiani di rugby di sempre Marco Bollesan.

Ha ospitato numerosi eventi e sport di ogni tipo, anche quelli di tipo minore essendo stato l’impianto degli allenamenti della Sampdoria nel dopoguerra e teatro di diversi match di pallone sferico (su tutti un URSS vs Genoa nel 1990 di preparazione ai Mondiali di calcio).

Grande attesa quindi per i Rinoceronti all’esordio assoluto in terra ligure. Appuntamento per il 13 Gennaio.

Scopri la storia dello Stadio Carlini di Genova:


Lo stadio Nafta, pardon Carlini, cuore ovale di Genova

Autore: Marco Pastonesi , onrugby.it

Era lo Stadio della Nafta. Nafta come gasolio, olio combustibile, diesel. Nafta anche come la società che lo produceva. Era lo Stadio in cui – si diceva che fosse proprio per colpa di tutti gli scarti che finivano sopra e poi dentro il campo – se ci cadevi una volta, eri rovinato per sempre. Ci sarebbero volute settimane per disinfettare una ferita, mesi per cicatrizzarla, anni per dimenticarla, e un solo allenamento per riaprirla.

La Nafta, che sarebbe diventata Shell e poi Italiana petroli, era lo Stadio di Genova. Il secondo stadio cittadino, perché il primo era Marassi, cioè il Luigi Ferraris nel quartiere di Marassi, Genoa e poi anche Sampdoria. Ma siccome Marassi era riservato esclusivamente al calcio, e invece la Nafta era aperta all’atletica, al ciclismo, al rugby, al tennis nonché alle bocce, più sport vari ed eventuali, proprio per questo suo enciclopedismo la Nafta ha più un’aria di famiglia, tant’è vero che sembra appartenere un po’ a tutti.

Costruito nel 1912, inaugurato nel 1927 – nel frattempo c’era stato, come si può immaginare, qualche problema -, lo Stadio della Nafta è stato dedicato a Giacomo Carlini, specialista dei 110 metri a ostacoli, dei 400 metri piani e delle prove multiple, pluricampione italiano, con due partecipazioni olimpiche. Sparita la Nafta, è rimasto il Carlini. Così, a chiamarlo Nafta, sono rimasti solo quelli dai settant’anni in su.

Il rugby genovese abita lì. Lo stadio è un gioiello. E’ quello che s’intravvede da corso Europa, ai piedi dell’Ospedale San Martino. Più che uno stadio, è un centro sportivo: ristrutturato, come nuovo, tribune da oltre cinquemila posti, e club house per il terzo tempo. E’ la casa del Cus Genova, la prima squadra in serie A, poi dalle giovanili agli old.

Per dirne uno: Marco Bollesan, che di sé dice “non sono un uomo, ma un tailleur, perché ho più punti addosso di un abito da sartoria”, e che della vita dice “è un colino, tutto passa, restano i fondi di caffè, solo che io non ci so leggere il futuro, io ci so leggere solo il passato”.

Per dirne un altro: Umberto Conforto, che sulla fede non ha la data del matrimonio, perché prima veniva il rugby e poi tutto il resto, tant’è che si sposò fra una partita e l’altra, e che quando si era spaccato il naso, uscì dal campo e non aspettò il medico, prese il naso e se lo sistemò da solo.

 

 

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